Luis Pasteur ed Edward Jenner si
rivoltano nella tomba. Emil Adolf von Behring si copre gli occhi per non
vedere, sconsolato. Albert Bruce Sabin e Jonas Edward Salk mettono da parte
tutte le reciproche incomprensioni e, dal loro sonno eterno, esprimono comune
indignazione. Di che cosa stiamo parlando? Di vaccinazioni, naturalmente.
Negli ultimi tempi, a più riprese, sempre
di più viene messa in discussione l'efficacia dei vaccini. Qualcuno parla di
una loro presunta pericolosità. Si è venuta così a creare una combattiva
fazione anti-vaccini spinta, come sempre accade in questi casi, da ragioni
puramente ideologiche, se non addirittura integraliste, e non supportata da
significative motivazioni scientifiche.
Vengono tirate in ballo le presunte
speculazioni delle grandi aziende farmaceutiche, che pure esistono e sono
sempre esistite, come se tali mercanteggiamenti non avvenissero anche su altri
prodotti farmaceutici. Eppure nessuno si è mai sognato di mettere in
discussione, per esempio, l'utilità degli antibiotici, farmaci che anch'essi
possono, in teoria, produrre gravi effetti collaterali nonché indurre
intolleranze individuali. La verità è che tutti hanno paura di ammalarsi di polmonite mentre
nessuno nutre il reale timore di poter contrarre il vaiolo. Spetta allo Stato,
in ogni caso, operare i necessari controlli e mettere in atto la doverosa
sorveglianza affinché non vi siano speculazioni sulla salute dei cittadini e
che i prodotti commercializzati risultino verificati e sicuri. E questo senza
dubbio avviene.
I maestri di scuola elementare, quando
chi scrive era un ragazzino, durante gli anni Sessanta, elogiavano gli
scienziati citati in apertura, li indicavano come veri e propri benefattori
dell'umanità. Che cosa è cambiato da allora?
Partiamo dall'inizio. Che cosa sono le
vaccinazioni? Sono una difesa preventiva indispensabile per la salute, il cui
utilizzo ha consentito di limitare e, in alcuni casi, di annullare nel corso di
pochi decenni la mortalità dei bambini vaccinati e di molteplici forme di
disabilità. Una protezione, sicura e assai rilevante, avvenuta contro patologie
gravi e potenzialmente mortali che erano diffuse da millenni.
Quali sono i vaccini più comuni? Sono:
antivaioloso, antirabbico,
antitetanico, antipoliomielitico, antitubercolare, antinfluenzale,
antiepatite-A e i vaccini
plurivalenti (ad esempio quello trivalente) e molti altri. Il ministero della Sanità
del nostro paese ha stabilito che, attualmente, le vaccinazioni obbligatorie
debbano essere quattro: antidifterite, antitetanica, antipoliomielite,
antiepatite virale B. Si sta comunque pensando di estendere tale obbligo anche ad altre
vaccinazioni.
Su che cosa si basa il meccanismo della vaccinazione di massa? Una delle sue
principali caratteristiche è la capacità di provocare la cosiddetta immunità di
gruppo (o di branco), vale a dire il fatto che rendendo immune la maggior parte
degli individui di una popolazione, anche chi non è venuto in contatto con il microrganismo
causa della malattia risulta protetto. In tal modo si interrompe la catena di contagio.
Naturalmente in base a quanto è infettivo un microbo sono necessarie
percentuali diverse di individui vaccinati per indurre un'immunità di gruppo.
Si ritiene generalmente che serva almeno l'80% della popolazione vaccinata per
permettere che questo succeda. Ci sono molte dimostrazioni di epidemie
scoppiate a causa di più o meno sensibili diminuzioni della percentuale di
vaccinazione nella popolazione, che hanno determinato una riduzione dell'immunità
di branco. Ne rappresentano un esempio i casi di morbillo nel Regno Unito del 1988, l'epidemia di difterite nei paesi ex-URSS della
metà degli anni Novanta. nonché altri casi di morbillo negli Stati Uniti nel 1980.
Quali possono essere invece i possibili rischi legati alle vaccinazioni? Dal momento in cui fu stabilito di somministrare in via
organizzata i vaccini per proteggere le popolazioni da malattie infettive
potenzialmente mortali, la comunità scientifica ha ammesso nei vaccini stessi
un certo livello di rischio e di incertezza, poiché errori durante la
preparazione degli stessi possono condurre alla contaminazione con proteine e
organismi non attenuati e i microbi stessi possono regredire allo stato non
attenuato. Esistono poi, a livello individuale, delle ipersensibilità da parte
di alcuni individui, delle quali si deve sempre tenere conto. L'efficacia e la
sicurezza di ogni vaccino, così come per i farmaci, sono controllate tramite
sperimentazioni cliniche concentrate anche su .possibili effetti collaterali.
Complicanze e rischi, che sono comunque rari, non incidono tuttavia
sull'efficacia della vaccinazione, la quale non porta quasi mai a conseguenze
gravi come numerosi studi hanno
dimostrato. Inoltre è sempre opportuno ricordare che, per quanto i soggetti
vaccinati siano esposti agli stessi antigeni che causano la malattia, la
quantità di antigeni presenti nel vaccino sarà sempre minore rispetto alla
quantità di batteri vivi e microrganismi a cui si è esposti quotidianamente. Infine
non bisogna dimenticare che molte delle malattie infettive che i vaccini hanno
contribuito e contribuiscono a debellare non sono più presenti da anni nei
paesi sviluppati e le popolazioni di questi paesi spesso non sono più
consapevoli degli effetti devastanti a cui queste patologie possono condurre.
Quali sono le eventuali complicanze legate alle
vaccinazioni? Le complicazioni, anche se rare, esistono soprattutto per i
vaccini attenuati che possono indurre aggravamenti simili a quelli causati dal
decorso naturale dell'infezione. Ciò che interessa ai fini della sicurezza dei vaccini è
che la rilevanza di effetti collaterali dopo una vaccinazione è comunque
inferiore a quella dopo l'infezione naturale. Studi indipendenti hanno provato
che dei 75 milioni di vaccini anti-morbillo somministrati tra il 1970 e il
1993, solo 48 hanno portato allo sviluppo di una encefalopatia. Il rischio di
sviluppare complicanze in seguito a un'infezione naturale di morbillo e in
seguito alla vaccinazione non sono, a livello statistico, assolutamente
paragonabili, talmente è bassa l'incidenza nel secondo caso.
È necessario, a questo punto, e sempre deve essere fatto
quando si affronta un argomento di rilievo nonché controverso, ricorrere
all'aiuto della storia e ai suoi insegnamenti. A tale proposito si ritiene
opportuno considerare e ricordare una vicenda-simbolo: la lotta contro la
poliomielite.
La poliomielite è stata
una malattia che, per anni, stupì i ricercatori. I primi casi si
registrarono a partire dal 1835 e la sua diffusione fu continua e sempre più
estesa. Occorse molto tempo per comprendere che il virus veniva trasmesso
tramite le feci e le secrezioni di naso e gola, risiedeva nell'intestino per
poi muoversi fino al cervello e al midollo spinale. Negli Stati Uniti, durante
le grandi epidemie di polio del 1914 e del 1919, medici e infermieri
procedevano a ispezioni casa per casa per identificare le persone infette. I
bambini sospettati di essere malati di poliomielite venivano ricoverati in
ospedale e i loro parenti erano messi in quarantena finché si era sicuri che
non fossero infetti. Non potevano neppure andare al funerale se il bambino
moriva in ospedale. Pochi minuti dopo l'annuncio che la grave malattia era
stata finalmente sconfitta, (era il
12 aprile 1955) la notizia dell'evento si diffuse
rapidamente attraverso i notiziari radio e i telegiornali. Da una parte
all'altra degli Stati Uniti ci furono festeggiamenti spontanei. Tutte le
attività si fermarono al giungere della notizia: il sindaco di New York
interruppe un consiglio cittadino per dare il lieto annuncio. Dal mattino
successivo i politici di tutto il paese fecero di tutto per riuscire a
congratularsi con Jonas Salk,
e parecchi di loro si proposero di conferirgli onori e medaglie speciali. Alla
Casa Bianca fu messa in programma una cerimonia per la consegna a Salk di una
speciale medaglia presidenziale che lo designasse quale benefattore
dell'umanità. Il suo successo fu dichiarato "una vittoria per l'intera
nazione". Jonas Salk divenne così famoso in tutto il mondo nel giro di una
notte e fu ricoperto di onorificenze. Il governatore della Pennsylvania fece
coniare un'apposita medaglia, e il legislatore di Stato gli assegnò una
cattedra universitaria. Furono inoltre istituite otto borse di studio a suo
nome per studenti di medicina. Il 12 aprile divenne quasi un giorno di festa
nazionale: le persone osservavano qualche minuto di silenzio, suonavano le
campane, davano fiato alle trombe e ai fischietti, sparavano a salve,
brindavano, abbracciavano i bambini, frequentavano le chiese e sorridevano agli
estranei. Non sempre, tuttavia, tutto procede nel migliore dei modi. Proprio in
riferimento al vaccino anti-polio, l'onestà intellettuale impone di riferire di
quello che fu chiamato il Cutter Incident.
I Cutter Laboratories erano, nel 1955, una delle numerose case farmaceutiche
che avevano ottenuto la licenza dal governo degli Stati Uniti per produrre il
vaccino antipolio di Salk. Un errore determinò la produzione di un'ingente
quantità di vaccini Cutter contaminati dal virus vivo. Si trattò di uno dei
peggiori disastri farmaceutici nella storia degli Stati Uniti e provocò
l'esposizione al virus della poliomielite da parte di diverse migliaia di
bambini, con 56 casi di paralisi e cinque decessi. Un tragico errore, uno dei tanti di cui è purtroppo
costellata l'ormai lunga storia della farmacologia, ma non per questo si deve
buttare via il bambino con l'acqua sporca, cioè non bisogna buttare via ciò che vale insieme a ciò che
va eliminato.
La morale finale di tutto il discorso è che argomenti così
delicati come quello delle vaccinazioni devono essere affrontati con equilibrio
e razionalità, senza giudizi pre-confezionati e senza considerare più di tanto
chi, privo di alcun titolo e di alcuna specifica preparazione e conoscenza,
pronuncia valutazioni e opinioni del tutto concettuali e senza fondamento.