Powered By Blogger

sabato 17 aprile 2021

WILD HONEY


 

Due amici. Una serata come tante.

"Centoventi anni in due!" esclama Giorgio all'improvviso. "Chi lo direbbe?" Poi beve.

"Tutti, lo direbbero!" risponde Ennio. "Guarda, siamo due catorci!" Poi beve pure lui.

"Su una cosa però siamo d'accordo, vero?"

"Certo!"

"Basta donne!" intonano quasi all'unisono i due. Poi risate.

"A proposito di donne... Ennio, raccontami quella della partita..."

"È roba vecchia e preferisco non farlo..."

"Ciò che riguarda noi è tutta roba vecchia! Però quella volta sei stato davvero forte: una donna, una bellissima donna, ti telefona e ti dice che ti sta aspettando, già a letto e con indosso una sottoveste trasparente. E tu che fai? Tu le dici che stai guardando la partita, non una partita qualunque, ma la finale della Coppa dei Campioni, e che sarai da lei appena l'arbitro avrà fischiato la fine. Lei riattacca. Sfiga vuole che la partita va ai supplementari e poi ai rigori, allora ti rassegni e non provi neppure a richiamarla. Nessun rimpianto? Lo rifaresti?"

"La cosa che mi fece davvero incazzare è che la mia squadra perse. Ai rigori".

"Invece non mi ricordo più quella della canzone... Com'era?" incalza Giorgio.

Ennio sospira. Beve due sorsi di grappa e poi inizia a raccontare.

"L'avevo conosciuta sul lavoro. Era uno schianto. Forse non era un'intellettuale, tuttavia era una brava ragazza e, soprattutto, aveva un corpo magnifico. Tra noi era nata una simpatia, era evidente, ma nessuno dei due aveva il coraggio di fare il primo passo. All'epoca io ero sposato, mentre lei era reduce da una brutta storia con un fidanzato manesco. Un giorno mi disse che aveva comprato un disco. Mi stupii. Lei non era una grande appassionata di musica. Aggiunse che era un disco di un gruppo che le avevo detto di amare molto, gli U2. Mi fece piacere e le dissi, mentendo, che quello era un bell'album, che era appena uscito e che lo avrebbe di sicuro apprezzato. Appena uscito dall'ufficio andai a comprarlo anch'io. Corsi a casa e lo ascoltai un paio di volte. Non mi piacque molto, era di livello inferiore a molti altri dischi di quella band, tuttavia una canzone, una soltanto, mi colpì. Sono passati tanti anni, non mi ricordo più il titolo del disco, mentre mi ricordo molto bene il titolo di quella canzone: Wild Honey. Quella sera cenammo presto, perché mia moglie doveva uscire con un'amica, andavano a teatro. Appena lei se ne fu andata rimisi il disco nel lettore, e cercai quell'unica canzone che mi era piaciuta. La ascoltai un paio di volte, poi mi versai da bere. Poi la rimisi, e inserii la funzione di ripetizione del brano. Ripresi a bere. Ascoltavo la canzone e bevevo. Ogni tanto uscivo sul balcone, era estate, faceva caldo, poi mi riempivo di nuovo il bicchiere. Wid Honey! Era lei, era lei Wild Honey! La mia mente era sempre più ottenebrata dall'alcol. In uno scorcio di lucidità afferrai il telefono e mandai un messaggio. A lei! A quella che, di minuto in minuto, era sempre più la mia Wild Honey! La canzone, nel frattempo, si ripeteva all'infinito. Ebbi un ultimo barlume di coscienza. Guardai sul telefono se lei mi avesse risposto. Niente. Deluso, con le lacrime agli occhi, approfittai per cancellare il mio messaggio. Mia moglie aveva la tendenza a essere curiosa, e ciò che avevo scritto, sotto dettatura dell'alcol, avrebbe potuto essere molto compromettente.

Poi crollai di botto, e mi appisolai sul divano. Dopo un po' sentii qualcuno che mi scrollava con violenza. Si trattava di mia moglie, che era tornata. Disse con tono concitato che aveva trovato lo stereo acceso a tutto volume, mentre io ero addormentato sul sofà con il telefono ancora in mano. Disse soprattutto, con voce sempre più esagitata, che mi dava un'ora di tempo per fare i bagagli e sparire per sempre dalla sua vista e dalla sua vita. Ero ancora un po' ubriaco, quindi credo fu per quella ragione che mi misi a ridere, anche se c'era ben poco da ridere, la situazione era tragica. Mi ero messo a ridere perché avevo pensato che se mia moglie si stava comportando in quel modo era perché alla fine la mia adorata Wild Honey aveva finalmente risposto, e il suo messaggio, che naturalmente mia moglie aveva letto, era stato di sicuro una vera bomba!

"Su, facciamoci ancora un giro" propone Giorgio.

"Alla salute" dice Ennio alzando il bicchiere. "E basta donne!"

sabato 10 aprile 2021

INGRATITUDINE



 

Un anno fa. Cuba invia squadre di medici in Italia, a Torino e a Crema, per aiutare i sanitari italiani nella lotta contro il coronavirus. I medici cubani si dimostrano competenti ed efficienti, e quando all'inizio dell'estate fanno ritorno al loro paese sono salutati dalla popolazione con riconoscenza, una gratitudine contrapposta all'assordante silenzio delle autorità istituzionali.

Oggi. L'Italia vota, presso il Consiglio dei diritti umani dell'ONU, contro una risoluzione di condanna degli embarghi unilaterali e del loro impatto sui diritti umani dei paesi che li subiscono, tra i quali c'è Cuba. Anche Francia e Germania, come altri paesi europei, sono allineate alle politiche sanzionatorie degli Stati Uniti.

L'embargo contro Cuba ha origini che si fa fatica a ricordare. Nasce all'indomani della rivoluzione castrista e ha motivazioni esclusivamente politiche.

Va bene, manteniamo all'infinito le sanzioni nei confronti dell'isola caraibica, tuttavia si inizino ad applicare analoghe misure o che si esprima con forza la stessa condanna nei confronti anche di altri paesi. A cominciare dalla Turchia, dittatura teocratica camuffata malamente da democrazia, responsabile di non concedere una sedia a Ursula von der Leyen ma soprattutto di mille quotidiane nefandezze ben più gravi, per proseguire con l'Egitto, che ha massacrato il nostro ricercatore Giulio Regeni e che continua a nascondere la verità, per non parlare del trattamento riservato a Patrick Zaki e a tutti gli oppositori politici. E che dire dell'Arabia Saudita, paese dove non esiste il minimo rispetto dei diritti umani omaggiata e riverita da ex presidenti del consiglio italiani, e della Russia dell'autocrate Putin?

Oltretutto, Turchia, Egitto e Arabia Saudita i medici per combattere l'epidemia in Italia mica li avevano inviati... La Russia invece sì, aveva mandato degli esperti di logistica, ma è molto probabile che fossero spie...

lunedì 5 aprile 2021

MEDAGLIA!


 

La domanda  è una sola, sempre quella, la stessa domanda che milioni di italiani si stanno ponendo.

È legata alla pandemia, certo, riguarda soprattutto la campagna vaccinale, ma non soltanto.

Si tratta, inutile negarlo, non solo delle vaccinazioni, e del rispetto delle roboanti promesse, trecentomila al giorno, cinquecentomila al giorno, tutti vaccinati in un giorno, chi offre di più? Per arrivare a simili ambiziosi traguardi occorre soprattutto cambiare passo, è necessario indispensabile imprescindibile un passo diverso, un passo più deciso, più marziale.

Bisogna far capire alle case farmaceutiche che il Colosseo e la Fontana di Trevi non possono essere venduti a più acquirenti, anzi, che proprio non sono in vendita. Per ottenere ciò si devono battere i pugni, pugni guantati, si deve minacciare il ricorso alle leggi di guerra, alla corte marziale.

È tempo di porre fine all'improvvisazione dei civili, al loro agitarsi inconcludente, alla paurosa disorganizzazione tipica di chi inquadrato non è, di chi non ha praticato l'arte della logistica militare.

Uno, dieci, cento, mille centri di somministrazione. Un milione, se serve.

Però, alla fine, la domanda è sempre quella, ed è una sola, la stessa che si fanno tutti gli italiani.

Riuscirà, alla fine del suo difficile cimento, il generalissimo penna nera Francesco Paolo Figliuolo a ottenere l'ennesima medaglia?

Ci auguriamo tutti di sì.

Sarebbe una medaglia molto meritata.