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venerdì 21 giugno 2019

CAN CHE DORME



Ho dovuto aspettare che calassero le tenebre. Se fosse giorno, il mio tentativo non avrebbe alcuna possibilità di riuscita. Avvolto dal silenzio, e dall'oscurità più assoluta che un essere umano possa immaginare, mi incammino nell'ampio cortile. So che tra pochi metri, di fronte a me, troverò una recinzione: una rete sbilenca tutta arrugginita. Devo individuare la porticina, che so essere sempre aperta, ed entrare. Poi, dopo avere superato quello, dovrò uscire dalla parte opposta. Ecco, in questo consiste la mia semplice missione. Semplice soltanto in apparenza.
(Appunto. Se è semplice non farla tanto lunga. Se semplice invece non è, ammetti che te la stai facendo addosso per la fifa).
Apro la porticina e sono all'interno del recinto. Sotto i miei piedi sento sfrigolare la ghiaia. Cerco di camminare con ancora maggiore cautela. Non devo produrre il minimo rumore. Se lui mi sentisse e si svegliasse, sarei un uomo morto. In lontananza, sulla strada, una lampada diffonde un po' di chiarore. Finalmente vedo che cosa ho davanti: uno spiazzo circondato da alberi scuri, e in fondo c'è la cuccia.
(Sei impazzito? E quella sarebbe un cuccia? Ma l'hai vista bene? È alta quasi due metri! Immagina chi ci può essere dentro una casetta di tali dimensioni, e dopo che l'hai fatto... tanti auguri!).
Procedo un passo dopo l'altro, con estrema attenzione, quasi al rallentatore. Subito dietro la cuccia, quell'enorme cuccia, scorgo l'altra porta, quella dalla quale dovrò uscire, e che sarà, dovrà essere, aperta.
(Ti hanno detto che è aperta, e forse sarà così, ma se non lo fosse rimarresti intrappolato nel recinto in bella compagnia!)
Devo per forza passare davanti alla cuccia. Ecco, ci sono. Lancio un'occhiata all'apertura, una enorme bocca nera. All'interno intravedo una massa pelosa che pulsa seguendo un ritmo regolare. Mi fermo e ne resto quasi ipnotizzato. Sento puzza, non un normale odore di cane, ma un forte afrore, lo stesso puzzo che potrebbe esserci all'inferno.
(E ti stupisci pure? Muovi in fretta quelle cazzo di gambette o sei spacciato!)
Riprendo a muovermi e raggiungo l'altra porticina. Ce l'ho quasi fatta. Tra pochi istanti sarò in salvo e avrò fatto ciò che dovevo fare, ciò che doveva essere fatto. Metto la mano sulla maniglia, che scatta, ma la porta non si apre. Guardo meglio e noto la presenza di una grossa catena che la tiene chiusa. Questo non mi era stato detto. Il panico mi invade. Non posso tornare indietro, perché non si può, e non posso uscire. Le mie viscere si sciolgono, inizio a sudare in maniera copiosa. Poi perdo il controllo e inizio a scuotere violentemente la porta facendo un baccano del diavolo.
(Complimenti! E adesso? Adesso se si sveglia il tuo amico sono proprio cazzi tuoi!)
Sento qualcosa che si muove nella cuccia. Qualcuno. Unghie, grosse unghie che grattano sul fondo di legno della casetta. Poi quello si affaccia.
(Ti avevo avvisato, bello mio! E adesso non venirmi a dire che ti ritrovi di fronte un cane più alto di te, che ringhia e sbava e che non vede l'ora di saltarti addosso e sbranarti! Adesso è troppo tardi!)
Esce, e me lo trovo davanti. È più alto di me, ed è mostruoso. Mai vista una belva simile. Ha le labbra arricciate, i denti, lunghi come sciabole, sono completamente snudati. Dalla sua gola proviene un ringhio sommesso. E poi la bava, quanta bava! Rimaniamo per qualche secondo immobili, a guardarci negli occhi. I suoi sono rossi. Poi la bestia immonda scatta e, con un solo balzo, mi agguanta il torace con le fauci possenti e inizia a sbranare. E io inizio a tossire e tossire. Sollevo di scatto la testa dal cuscino e, seduto sul letto, continuo a tossire tossire tossire...
Mai svegliare il can che dorme.


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