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sabato 30 marzo 2019

I CONGRESSISTI



Si è svolta ieri la prima giornata di lavori del Congresso Internazionale della Famiglia di Verona. Fin da queste prime battute della conferenza sono emersi numerosi e interessanti spunti di riflessione, per opera sia dei relatori che dei partecipanti, questi ultimi intervistati dai numerosi giornalisti presenti, che non hanno mancato di rivolgere loro le solite innocenti e bastarde domande (è la stampa, bellezza!).
Innanzitutto è stato chiarito, soprattutto da parte dei politici, che sui diritti civili indietro non si torna. Tanto meno si torna indietro fino al Medioevo, epoca comunque bellissima perché ci è vissuto Leonardo Da Vinci, oltre che qualcun altro meno fortunato. Al più, se proprio ci fossero le condizioni, vale a dire l'esistenza di una maggioranza parlamentare codina favorevole, si potrebbe tornare all'inizio degli Anni Sessanta del secolo scorso, quando i diritti civili, e in particolare quelli che riguardano donne e minoranze sociali, erano pari a zero.
Chiarito ciò, è quasi superfluo ribadire che il divorzio non si può proprio fare. L'uomo e la donna, uniti in maniera indissolubile di fronte a Dio e agli uomini, non possono essere separati da una banale legge. L'indissolubilità naturalmente viene meno quando, per un qualsiasi stupido motivo, il marito ammazza la moglie, quella povera donna che aveva rivendicato il diritto di rimanere a casa ad accudire l'uomo della sua vita e della sua morte.
L'aborto, udite bene, è un delitto, e su questo non ci possono essere dubbi di alcun tipo. E nemmeno può essere utilizzato come metodo anticoncezionale. E la legge? Semplice, è sufficiente non applicarla (i medici obiettori non mancano) oppure applicarla soltanto nella sua prima parte, quella che più o meno dice che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile e riconosce il valore sociale della maternità. Altrimenti, che cosa si rischia? Si rischia che tra breve "non ci siano più italiani".
Poco male, potrebbe dire qualcuno. In ogni caso, per ovviare a questa tragedia, sarebbe sufficiente attribuire la cittadinanza a tutti gli immigrati stranieri: il nostro ministro dell'Interno ha dimostrato che ciò può essere fatto nel giro di un minuto, o anche meno. Il tempo necessario per cambiare idea.
Chiudiamo con uno dei temi sempre di moda: l'omosessualità. Su questo fronte arriva un'ottima notizia, anche se non del tutto nuova: gli invertiti nonché pederasti possono essere curati e guariti. Come? Se non bastano i rimedi tradizionali, farmaci e psicologi, si ricorre a un rimedio infallibile, la conversione ottenuta attraverso la preghiera. Insomma, ci pensa il buon Dio a raddrizzare quei suoi figli venuti su un po' storti.
In breve, sono questi i temi principali che saranno dibattuti nei tre giorni del Congresso di Verona, da relatori e partecipanti che non mancheranno di ostentare la loro appartenenza al mondo cattolico e cristiano. Dei disperati, di chi soffre, di chi è povero e muore di fame, ai congressisti non frega nulla. A tali sfigati tanto ci penserà qualcun altro. La cosa più importante è stabilire e imporre regole di vita agli altri.

sabato 23 marzo 2019

TOGLIERE E DARE



Il grave episodio di Crema, con il bus sequestrato e il serio pericolo corso dai ragazzini che lo occupavano, ha dato immancabilmente il via alle speculazioni politiche di ogni genere.
Isoliamone un paio, quelle più di rilievo, poiché esposte nientemeno che dai due vice-premier. Di conseguenza anche le più semplici, quelle più povere di contenuto.
Matteo Salvini: togliamo la cittadinanza all'autore del folle gesto, l'autista italo-senegalese.
Luigi Di Maio: diamo la cittadinanza al coraggioso ragazzino egiziano che ha dato l'allarme avvisando le forze dell'ordine di quanto stava accadendo.
Insomma: l'istituto della cittadinanza utilizzato come punizione (o vendetta?) oppure come premio.
Considerazioni: la cittadinanza è una condizione, uno status, non può essere assimilata a un bene materiale che può essere sottratto o donato. Il cittadino italiano di origine senegalese che ha commesso il grave crimine dovrà essere giudicato (e duramente condannato) dalla legge del proprio paese di appartenenza (l'Italia). Al ragazzino egiziano (nato in Italia, e che potrà comunque diventare cittadino italiano tra pochissimi anni) dovrà invece essere espressa tutta la riconoscenza attraverso un encomio solenne da parte delle più alte autorità dello Stato e in più (ad esempio) gli si potrà assegnare una borsa di studio che gli permetta di completare qualsiasi percorso di studio egli intenderà intraprendere in futuro.
Tutto il resto, come detto, è vuota speculazione politica, solita noiosa propaganda.