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venerdì 21 luglio 2017

PACTA SUNT SERVANDA


"Rassegnati! Tanto non lo faranno mai!" disse sua moglie. "I Senza Ali sono dei bugiardi!"
No, lui non intendeva affatto rinunciare a quel sogno. Continuava a zampettare avanti e indietro, sempre più nervoso, sbattendo le ali e sfregando a terra il becco.
Tutto era iniziato poco più di un anno prima. L'anziano piccione aveva fatto, come ogni giorno, una lunga ricognizione alla ricerca di cibo, che era sempre più scarso. È difficile la vita di un volatile in una grande città. Le insidie e i pericoli sono tanti, i momenti di appagamento pochi, in un luogo abitato da così tanti Senza Ali.
Quel giorno era atterrato su un cestino dell'immondizia e aveva iniziato a frugare. Aveva piluccato i miseri resti di un hamburger che subito gli erano rimasti sullo stomaco. Si domandò come facevano i Senza Ali a cibarsi di alimenti così disgustosi. Poi la sua attenzione cadde su un quotidiano tutto spiegazzato. Con pazienza, utilizzando sia il becco che le zampette, ne lisciò le pagine, poi iniziò a leggere.
È vero, può apparire sorprendente che un piccione sappia leggere. In effetti soltanto pochi, tra loro, lo sanno fare. Ma lui invece aveva imparato e ne provava piacere. In che modo aveva imparato? Bé, quella è tutta un'altra storia. In ogni caso il vecchio piccione si dilettava a seguire le vicissitudini esistenziali dei Senza Ali. Iniziò, come sempre, a scorrere le notizie sportive. Si divertiva così tanto a osservare quelle fotografie di Senza Ali abbigliati in maniera così sorprendente: magliette dai colori sgargianti, pantaloncini attillati, strane scarpette bullonate, caschetti. Gli articoli che accompagnavano quelle immagini invece erano sempre piuttosto noiosi. Subito dopo passò alle pagine di cronaca politica. La politica era la sua grande passione, in particolare quella locale, che riguardava più da vicino la sua vita e quella dei suoi simili. Leggendo qua e là colse tra quelle righe fitte, che a volte faceva un po' di fatica a decifrare, un grande fermento nella vita politica cittadina. Erano in programma delle elezioni locali importanti, quelle cerimonie complesse e tediose attraverso le quali i Senza Ali sceglievano il loro capo.
Tra i piccioni queste cose non esistevano. Loro non avevano bisogno di comandanti. Tutti i piccioni sono uguali: un piccione vale quanto un altro piccione. Insomma, uno vale uno. Rimase sorpreso quando scoprì che uno dei candidati alla vittoria finale era nientemeno che una femmina!
A quel punto un Senza Ali che andava di fretta gettò una bottiglia di plastica nel cestino e lui fu costretto ad abbandonare quegli interessanti articoli e a spiccare il volo in tutta fretta. Riprese così la ricognizione e iniziò a sorvolare il centro cittadino. Notò in una via pedonale un assembramento di Senza Ali. Si avvicinò, abbassandosi con cautela. C'era una specie di banchetto, dietro al quale erano seduti alcuni giovani Senza Ali. Molti altri si erano approssimati al tavolino e graffiavano dei fogli con dei bastoncini. Il piccione aveva imparato che con quel gesto i Senza Ali "mettevano la firma". Anche tra i piccioni esisteva una analoga usanza, che tuttavia non richiedeva l'utilizzo di alcun strumento. Era sufficiente librarsi in cielo, prendere bene la mira, bombardare e apporre così la propria segnatura. Ogni popolo ha le sue usanze, considerò l'anziano e saggio volatile. I giovani Senza Ali, tra le altre cose, distribuivano dei fogli di carta. I passanti meno interessati accettavano quei pezzi carta ma dopo aver percorso pochi metri li accartocciavano e li buttavano nel primo cestino di rifiuti disponibile. Incuriosito, il piccione si accostò a uno di essi e riuscì a mettere le zampe su uno di quei foglietti. La carta era appallottolata e lui riuscì a leggere solo alcune parole. Riuscì comunque a comprendere che si trattava del programma elettorale della candidata dei Senza Ali. Proseguì a leggere quel che poteva e all'improvviso gli si drizzarono le penne. Una frase lo colpì più di uno dei tanti calci che riceveva di continuo dai Senza Ali. Le parole esatte erano queste: "...realizzare colombaie in alcune aree verdi per fornire una alimentazione adeguata ai piccioni". Per il volatile fu un autentico choc. Del tutto frastornato, riuscì a riprendersi appena in tempo per evitare un colpo di ombrello chiuso e riprendere così il volo. Affannato, raggiunse rapido la sua colonia per annunciare la lieta novella. Nessuno gli credette, a eccezione di un anziano piccione, suo coetaneo, che comunque non rinunciò a manifestare un importante dubbio.
"E se non vince?" disse soltanto.
"Vincerà" rispose sicuro il nostro piccione, anche se la sua era soprattutto una speranza. Se i piccioni avessero potuto votare nelle consultazioni dei Senza Ali, lui non avrebbe avuto esitazioni sul candidato prescelto.
E la femmina dei Senza Ali in effetti vinse. Il piccione festeggiò per interi giorni. Da solo. Nessuno dei suoi simili aveva alcuna fiducia nei Senza Ali, che per loro erano sempre e soltanto stati fonte di avversità. Il piccione fantasticava: avrebbe trascorso gli anni della vecchiaia in serenità, in una comoda piccionaia popolare in mezzo al verde, non più costretto a vagabondare per la città alla ricerca di cibo.
Da allora era trascorso più di un anno ma non era accaduto nulla. I piccioni erano sempre senza casa e il cibo scarseggiava sempre di più. Inoltre le angherie dei Senza Ali erano addirittura aumentate. Forse la sua vecchia aveva ragione. Si era illuso inutilmente, eppure dentro di sé continuava ancora a sognare. Tra i piccioni vigeva una regola ferrea e lui sperava con tutto il cuore che la stessa valesse anche nel mondo dei Senza Ali: le promesse devono sempre essere rispettate.

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