Powered By Blogger

sabato 18 marzo 2017

PAROLE SCRITTE



Una volta si scrivevano lettere. Adesso nessuno lo fa più. Si scrivevano gli innamorati, e in quelle lunghe corrispondenze nascevano e morivamo amori che spesso erano stati soltanto platonici. Si scriveva e si ricevevano notizie da parenti lontani. Scrivevano dalle trincee i figli ai genitori e alle morose lettere struggenti e martoriate dalla censura. C'erano corposi scambi epistolari tra scrittori, poeti e altri intellettuali: lettere che si sono poi trasformate in libri. C'era chi vergava le missive con calligrafia ricercata ed elegante, chi ricopriva il foglio di zampe di gallina, oppure chi, abituato a lavori pesanti, quasi incideva la carta con la punta del pennino. Ma nessuno rinunciava a scrivere. Si utilizzava carta di pregio, oppure fogli sottili come veline, o ancora carta recuperata chissà dove.
Ai nostri tempi tutta questa magia è scomparsa, annientata dalla tecnologia. Ma il progresso tecnologico, come si sa, non sempre corrisponde a una pari evoluzione morale.
Adesso le uniche buste che troviamo nella nostra cassetta della posta sono quelle che contengono le bollette. Per tutto il resto ci sono le e-mail, la posta elettronica. Ma, inutile prenderci in giro, non è la stessa cosa. Le e-mail risultano impersonali. Non possiedono mai quel carattere confidenziale presente in una vecchia lettera. Si nota sempre, da parte di chi le scrive, una certa reticenza, una eccessiva formalità, quasi fossero corrispondenze commerciali, o d'affari. Nei loro testi si scorge una sorta di riluttanza nel rivelare fino in fondo i pensieri, i sentimenti, i reali stati d'animo. E il carattere tipografico, uguale per tutti, omologato, di sicuro non aiuta a interpretare ciò che chi scrive vuole davvero esprimere.
Peggio ancora sono i famigerati sms telefonici. Poche parole, sintesi estrema, strane abbreviazioni  spesso incomprensibili. La negazione totale della scrittura. Così come tutto quanto viene scritto sui social network, con la ghigliottina imposta da Twitter oppure con gli sproloqui su Facebook, o gli interventi sui vari forum, e ancora con i commenti agli articoli dei quotidiani on-line, che sovente degenerano in turpiloquio e insulti. Perché questi moderni metodi per scrivere, per esprimere i propri pensieri, non inducono mai alla riflessione, mentre chi si accingeva a scrivere una lettera prima di iniziare lopera rimasticava mentalmente più e più volte il testo che poi avrebbe stilato. E tutta la fretta, la voglia di compendiare attuale conduce tra l'altro a mancare di rispetto di continuo a grammatica e sintassi, provocando così un immiserirsi del linguaggio, che diventa povero e con l'utilizzo di una sempre minore varietà di vocaboli.
Alla fine di tutto la domanda è: si scrive di più adesso oppure una volta? Difficile rispondere. È possibile, è probabile, che si scriva più adesso, ma è impossibile negare che la qualità della scrittura sia peggiorata. E se si deteriora la qualità dello scritto è certo che si altera pure, in peggio, il valore del proponimento che vi sta dietro.
Dimenticavo. Tra chi scrive, oggi, c'è anche chi affida le sue riflessioni a un blog. Pensieri buttati sulla rete, indirizzati a tutti, vale a dire rivolti a nessuno.


Nessun commento:

Posta un commento