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domenica 26 giugno 2016

BRRR...EXIT


Si incontrano nella piazza del paese. Uno è piuttosto anziano, con pochi capelli grigi, il volto solcato di rughe. L'altro è piuttosto anziano, con pochi capelli grigi, il volto solcato di rughe. Si guardano.
"Chi sei?" domanda il primo.
"Non mi riconosci? Sono l'uomo della strada".
"Ah, ecco! Andiamo a bere qualcosa?"
"Va bene. Ma tu..."
"Sono proprio io, l'uomo del bar".
"Quello che fa discorsi da bar".
"Esatto. Su, andiamo".
I due percorrono alcuni metri, poi entrano nel caffè della piazza. Salutano il barista.
"Un bicchiere di bianco..." dice il primo.
"...e un caffè mezzo lungo" conclude l'altro.
"Allora, qual è l'argomento del giorno? Gli europei di calcio?"
"Sei matto?" risponde il barista. "Oggi niente pallone, si parla soltanto di cosa hanno combinato i britannici".
"Brexit" dice il primo.
"Brexit" risponde l'altro.
"Avrei preferito il pallone, in ogni caso".
"Anch'io. Tuttavia, se ci tocca ci tocca".
"Da domani il mondo non sarà più lo stesso".
"Non dire cazzate, non cambierà nulla. Per noi, dico".
"I titoli bancari sono andati a picco".
"Che cosa sono i titoli bancari?"
"Hai ragione, non ce ne fotte nulla. Però quel Cameron è peggio di Tafazzi. Te lo ricordi Tafazzi?"
"Altroché. Cameron prima ha cercato di martellarsi i coglioni con il referendum sull'indipendenza della Scozia, ma li ha mancati. Non pago, ci ha riprovato e questa volta il colpo è andato a segno. Scommetto che sta ancora urlando".
"Ha fatto arrabbiare pure la regina".
"La regina! Ma ti rendi conto? In fondo che cosa potevamo avere in comune, noi dico, con un popolo che ha una regina di novant'anni e un principe ereditario che di anni ne ha quasi settanta e che è sposato con una vecchia cavalla?"
"Quelli nell'Unione Europea non ci sono mai voluti stare, dico io".
"Però c'erano".
"Non hanno voluto adottare l'euro, e questa cosa mi ha sempre fatto incazzare. Loro no e noi sì".
"Volevano distinguersi".
"Per distinguersi non era già sufficiente il fatto che sulle strade camminano a sinistra? A sinistra! È da imbecilli camminare a sinistra".
"Scozia e Irlanda del Nord non l'hanno presa bene. Minacciano di uscire dal Regno Unito. E ci sono fibrillazioni nell'intero Commonwealth".
"Guarda, il Commonwealth nessuno sa che cos'è, e per quanto riguarda la Scozia, dove tra l'altro gli uomini portano la gonna e niente mutande, e l'Irlanda del Nord, dove fino a poco tempo fa cattolici e protestanti si scannavano, ormai l'hanno preso in quel posto. C'è niente da fare".
"Anche Londra voleva rimanere".
"Certo, Londra Città Aperta!"
"Ah! Ah! Ah!"
"Ah! Ah! Ah!"
"I vecchi"
"Come dici?"
"Sono stati i vecchi, quelli come noi, a volere uscire dall'Europa".
"Vero. In fondo a noi interessa soltanto l'oggi. Del domani ce ne fottiamo. Esiste per noi un domani?"
"È probabile che schiattiamo entrambi prima che sia domani".
"Appunto".
"Che vuoi farci, ormai è andata così. Questi sono gli effetti di quando decide il popolo. Bisogna accettare le conseguenze della democrazia diretta".
"Che cosa hai detto?"
"Ho detto democrazia diretta".
"Ripetilo".
"Democrazia diretta".
"Ah! Ah! Ah!"


sabato 11 giugno 2016

DOPO DI NOI



È una calda sera estiva. Tutte le finestre del mio appartamento sono spalancate. Tutte le luci sono spente, tranne una, quella che illumina il libro che sto leggendo. A un tratto sento un rumore. Un frullare vorticoso di piccole ali pesanti. In casa è entrato un insetto.
La fastidiosa interferenza mi fa perdere la concentrazione. I miei occhi scorrono sempre la stessa riga.
Indispettito, chiudo il libro di scatto. Silenzio. Dopo pochi istanti, il disturbo riprende.
Mi alzo dalla poltrona e vado alla ricerca del seccatore. Spengo la lampada da lettura, mi muovo al buio attraverso il salotto, urtando mobili, inciampando nel tappeto. Per poco non cado. L'insetto prosegue i suoi voli: sbatte contro il soffitto, contro le pareti, poi riprende le sue folli acrobazie. La porta-finestra è aperta, ma lui non ha nessuna intenzione di approfittare di quella facile via di fuga.
Decido di cambiare strategia. Non posso affrontare il mio avversario avvolto dalle tenebre, quindi accendo tutte le luci. L'appartamento è illuminato a giorno. Mi immobilizzo e cerco di individuare l'insetto. Lo scorgo mentre sta svolazzando intorno al lampadario: è bruno a abbastanza grosso. Rabbrividisco. Gli insetti provocano in me un certo ribrezzo, anche se non li so riconoscere. Di sicuro non si tratta di una falena, perché le sue ali sono minuscole, il corpo vagamente trapezoidale, ben differente da quello delle disgustose farfalle notturne. Il rumore cessa all'improvviso. Stupito, mi guardo attorno, e poi lo scorgo. È appoggiato sul tavolo, immobile. Mi avvicino, timoroso, e lui non scappa. Quasi ipnotizzato da quella inquietante presenza, accosto il mio viso al suo corpo. Lo scruto. Vedo le sue antenne sottili e frementi, la sua piccola testa che si alza e si abbassa. Sembra annuire. Mi sfida. Vuole che lo uccida, che lo schiacci, che faccia di lui poltiglia, che sparga la sua broda (gialla? arancione?) sul piano di cristallo. Potrei farlo facilmente, ho ancora tra le mani il pesante volume, ma non mi decido ad agire. Non sarò io il suo boia. Non sarò io l'artefice del suo martirio. Perché è proprio ciò che vuole: diventare un eroe, essere ricordato per il suo ardimento. Mi faccio forza, vinco la ripugnanza, e lo afferro con delicatezza tra le dita della mano libera. Lo schifoso contatto con le sue zampette mi fa rizzare tutti i peli del corpo. Dall'insetto si diffonde un odore nauseante che mi dà il voltastomaco. Resisto e, quasi di corsa, mi precipito sul balcone. Allargo il pugno e libero il corpicino imprigionato, lanciandolo nell'aria. Dopo una breve caduta libera prende a volare e si allontana nel buio della notte.
Sono esausto, fradicio di sudore. Rientro in casa e sigillo tutte le finestre. Non ho nessuna intenzione di ripetere a breve una simile spaventosa esperienza. Appena i battiti del mio cuore si sono calmati rifletto e ripenso a ciò che è appena accaduto, al mio gesto di generosità. Un atto di bontà che non servirà a nulla, che non mi assicurerà nessun sconto quando saranno loro, gli insetti, i padroni del pianeta. Sì, perché sarà questo che avverrà, tra non molto tempo. Loro sono tanti, sono ovunque, sono robusti, sono adattabili. Domineranno il mondo, e di noi non avranno alcuna pietà.

martedì 7 giugno 2016

QUELLA, LA BELLA


"Eccolo, il balcone è quello in alto" dice il marito indicando con il dito.
"E tu come lo sai?" domanda la moglie.
"Oh, lo sanno tutti".
"Io non lo sapevo".
"Intendevo dire che lo sanno tutti gli uomini".
La coppia, di mezz'età, è ferma sul marciapiede. La casa di fronte a loro è una modesta abitazione di quattro piani, un po' malandata. I due sono appena usciti dalla vicina chiesa, dove hanno assistito alla messa della domenica.
"Ma questa non è la casa dei Giorgis?" chiede la moglie.
"Sì" risponde il marito. "All'ultimo piano abitava la figlia, ma adesso è andata via e tutti gli appartamenti sono affittati".
"I muri sono tutti scrostati".
"Avrebbe bisogno di un po' di manutenzione, ma a quelli interessa soltanto prendere i soldi".
"Non capisco perché abbiano affittato a quella".
"Si vede che paga" dice l'uomo ridacchiando.
"Non c'è niente da ridere" ribatte la moglie. "Lo sai anche tu da dove arrivano i soldi".
"Sono cose che si dicono in paese. Come facciamo a sapere se è vero?"
"Altroché se è vero! Me l'ha detto Clelia".
"Eh, buona quella!"
"Guarda che suo nipote va a scuola con il figlio di quella, e poi Clelia è sempre bene informata".
"Lo credo, passa tutto il tempo a spettegolare".
"Povero bambino!"
"Eh?"
"Il figlio, dico. Pensa, senza padre e con una madre come quella!"
"Oh, ce l'avrà un padre".
"Sicuro che ce l'avrà, ma neppure la madre saprà chi è!"
"Ma smettila!"
"Non la smetto no. Appena crescerà chissà quanto si vergognerà, povera creatura".
"Non sono affari nostri".
"Sai, gli volevano fare cambiare classe".
"A chi?"
"Al nipote di Clelia!"
"Perché?"
"Eh, per via del figlio di quella".
"E che cosa c'entra il bambino?"
"Niente. Però, con una madre così, non si sa mai..."
"Dai, andiamo via".
"Aspetta ancora un momento. Tu l'hai mai vista?"
"Chi?"
"Quella, la bella".
L'uomo si stringe nelle spalle.
"Una volta soltanto" dice.
"Quando?"
"Oh, qualche mese fa, quando faceva ancora freddo. Pensa, aveva un cappotto lungo fino ai piedi".
"Fino ai piedi?"
"Sì, non si vedevano neppure le scarpe".
"È vero che porta sempre i tacchi?"
"Ah, non lo so. Ti ho detto che quell'unica volta le scarpe non si vedevano. Anche se, pensandoci bene, doveva avere dei tacchi molto alti".
"E come fai a saperlo?"
L'uomo si imbarazza.
"Era alta" risponde, dopo una lunga esitazione.
"Dicono che non va mai a fare spesa in paese, che non si vuole far vedere".
L'uomo non risponde.
"E che quando va a fare spesa ha sempre le unghie dipinte di rosso. E lunghe" prosegue la moglie.
"Mica se le può togliere" ribatte il marito.
La donna si accosta all'uomo.
"Riceve in casa" dice, quasi bisbigliando.
"A casa sua è padrona, può ricevere chi vuole".
"Sì, ma in quell'appartamento entrano solo uomini".
"E speriamo che ne escano soddisfatti".
"Non fare il maiale anche te".
"A proposito" dice l'uomo. "Che ne pensa il tuo amico?"
"Eh?"
"Di tutte queste faccende, che ne dice don Giulio?"
"Oh, lascia perdere, quel prete mi fa venire un nervoso!"
"Perché?"
"Perché dice che non va bene spettegolare. Che anche se quella fosse una peccatrice è comunque una figlia del Signore e che merita tutta la misericordia di questo mondo. Bella roba! Scommetto che ci va pure lui!"
"Ma smettila!"
"E la sai l'ultima? Sembra che qualche sera fa, di notte, abbiano visto salire su il marito di Clelia".
"Giovanni? Ma figurati, con la sua gamba rigida, che cosa vuoi che faccia?"
"Quello è un filibustiere. E poi, vuoi uomini, siete tutti uguali. Con la mogli non fate niente e poi appena arriva una di quelle c'è la coda. Porci!"
"Su, adesso andiamo a casa".
"A proposito, te dove sei andato l'altra sera?"
"Eh?"
"Quando sei uscito dopo cena. Non ti ricordi più?"
"Te l'ho detto! Alla riunione della bocciofila. Non mi credi? Chiedi a Gigi o a Valter".
"Non chiedo un bel niente, tanto lo so come fate, vi coprite a vicenda".
"Forza, andiamo" dice l'uomo, che sembra impaziente.
Proprio in quel momento la porta d'ingresso della casa scatta, e poi si apre. Ne esce una donna ancora giovane. Si guarda un attimo intorno, poi marcia decisa verso la strada. È di corporatura minuta, con i capelli lunghi e neri. Indossa una camicetta attillata con una profonda scollatura che evidenzia l'attaccatura del seno prosperoso, una corta gonna di pelle, calze a rete con maglie molto larghe e scarpe dal tacco vertiginoso. Ha le unghie delle mani dipinte di rosso vermiglio.
Marito e moglie si scostano per lasciarla passare, lo sguardo basso. Lei incede sicura e, quando li incrocia, fa l'occhiolino all'uomo.